Una monopolitana vince una causa contro una banca dopo aver perso 140 mila euro in borsa
Aveva perso circa 140.000 mila euro investendoli in obbligazioni Cerruti. Il Tribunale di Bari condanna la banca a restituire i soldi ad una risparmiatrice di Monopoli.
Un’altra vittoria dei risparmiatori sul fronte della battaglia che negli ultimi tempi li vede contrapposti alle banche. A poca distanza da un analogo caso di cui si è recentemente parlato in città, un’altra risparmiatrice di Monopoli, dell’età di poco più di settant’anni, è riuscita a recuperare una grossa somma che, solo pochi anni fa, si era volatilizzata lasciandola di sasso.
Una pensionata di Monopoli, infatti, nel 2001, su suggerimento della sua banca di fiducia, aveva investito circa 141.000 euro nelle famigerate obbligazioni Cerruti, emesse dal noto gruppo milanese attivo nel settore della moda. Nel 2004, alla scadenza del titolo, la risparmiatrice si era sentita negare dalla banca il rimborso del capitale investito a causa del dissolvimento finanziario del gruppo milanese Fin.part, a cui faceva capo la Cerruti Finance, società del Gruppo con sede legale in Lussemburgo.
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Nella fattispecie, la risparmiatrice monopolitana aveva acquistato i bond Cerruti presso un istituto creditizio presente con una sua filiale in Monopoli.
Mossa dalla forza della disperazione, la malcapitata risparmiatrice non aveva dunque avuto altra strada da percorrere che quella di fare causa alla banca intermediaria e così, assistita dall’avv. Giuseppe Angiuli, nel 2006 si era rivolta al Tribunale di Bari.
Infine, recentemente, con sentenza n. 706, pubblicata il 24 febbraio 2011, il Tribunale Civile di Bari (IV^ sezione, relatore il Presidente Franco LUCAFO’) ha condannato la Banca a restituire alla pensionata settantenne l’intero capitale investito in obbligazioni Cerruti, con l’aggiunta degli interessi legali e delle spese del procedimento.
In particolare, a detta del Tribunale di Bari, nel corso del processo è indubbiamente emerso che “la banca convenuta non ha adempiuto all’obbligo di fornire all’investitore informazioni adeguate sulla natura, sui rischi e sulle implicazioni della specifica operazione la cui conoscenza era necessaria per effettuare consapevoli scelte di investimento”.
A ciò si aggiunga che i bonds Cerruti si presentavano fin dall’inizio come un prodotto finanziario altamente rischioso, al punto che le agenzie internazionali all’uopo specializzate non avevano attribuito al titolo in questione alcuna valutazione del merito di credito (rating).
Come già avvenuto in un altro recente caso di cui si è pure occupata la stampa locale, anche in quest’altra vicenda è accaduto che, nel corso della causa, la Banca, pur di provare a dimostrare di avere fornito alla risparmiatrice monopolitana quelle informazioni minime sulle caratteristiche del prodotto imposte dalla legge, ha prodotto in giudizio un modulo con una firma falsa attribuendone la paternità alla propria cliente: anche in questo caso, dunque, solo grazie all’intervento di un esperto di grafologia si è potuto dimostrare il carattere apocrifo della sottoscrizione.
Attorno alle vicende riguardanti il Gruppo finanziario a cui faceva capo il celebre marchio Cerruti, il cui fallimento era stato dichiarato nel 2005, si è da tempo aperta una complessa inchiesta penale curata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, che ha dato luogo a degli sviluppi significativi: in particolare, con provvedimento del 19.11.2009, il gup di Milano Gaetano Brusa aveva rinviato a giudizio alcuni ex consiglieri di amministrazione del Gruppo Fin.part (tra i quali Ubaldo Livolsi, finanziere storicamente molto vicino a Silvio Berlusconi e già Amministratore Delegato di Fininvest S.p.A.) ed altre persone con ruoli all’interno delle banche collocatrici del prestito obbligazionario Cerruti. Il processo contro i vertici del Gruppo finanziario Fin.part, per reati di concorso in bancarotta fraudolenta, manipolazione del mercato e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza, è attualmente ancora in fase di dibattimento davanti ai giudici della prima sezione penale di Milano.