Tangenti: per il Ministro Raffaele Fitto richiesto il rinvio a giudizio insieme a 78 indagati

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BARI – Si è conclusa con la richiesta di rinvio a giudizio per 78 dei 90 indagati la discussione dell’udienza preliminare a carico, tra gli altri, del ministro per gli Affari Regionali, Raffaele Fitto (Pdl), e dell’editore e imprenditore romano Giampaolo Angelucci. La richiesta è stata fatta dalla pubblica accusa al termine dell’udienza del procedimento 'La Fiorità, che si celebra dinanzi al gup Rosa Calia di Pinto. All’udienza, che si concluderà il 30 novembre prossimo, è costituita parte civile la Regione Puglia. I fatti contestati fanno riferimento al periodo compreso tra il 1999 e il 2005, quando Fitto era presidente della Regione Puglia, e si prescriveranno tutti entro il 2012. A Fitto, all’epoca dei fatti presidente della Regione Puglia, si contestano i reati di associazione per delinquere, peculato, concussione, corruzione, falso, abuso d’ufficio e illecito finanziamento ai partiti. 
I reati di corruzione e di illecito finanziamento di 500.000 euro al partito di Fitto 'La Puglia prima di tuttò si contestano anche all’editore Angelucci. 

Secondo la difesa di Fitto, i reati contestati sono insussistenti, anche perchè il finanziamento elettorale ricevuto fu regolarmente registrato. Prima della discussione il gup ha ammesso sette imputati al giudizio con rito abbreviato e per altri cinque, tra cui l'imprenditore campano Alfredo Romeo (accusato di turbativa d’asta e di concorso in rivelazione del segreto d’ufficio), ha disposto l’invio degli atti alla procura di Roma per competenza territoriale. Ha inoltre respinto tutte le eccezioni del difensore di Fitto, on.Francesco Paolo Sisto (Pdl), relative alla inutilizzabilità delle intercettazioni e di alcuni atti d’indagine. 

Il reato di corruzione contestato a Fitto ed Angelucci riguarda una presunta tangente di 500.000 euro pagata – secondo i pm – da Angelucci al movimento politico creato da Fitto per le regionali dell’aprile 2005, 'La Puglia prima di tutto'. Il danaro fu elargito – sostiene la procura – per ottenere dalla giunta regionale pugliese, nel 2004, l'aggiudicazione dell’appalto settennale da 198 milioni di euro per la gestione di undici Residenze sanitarie assistite (Rsa). Per questi fatti Angelucci, il 20 giugno 2006, fu posto agli arresti domiciliari per alcuni giorni; per Fitto, essendo frattanto divenuto parlamentare di Forza Italia, la magistratura barese chiese alla Camera l’autorizzazione a procedere all’arresto, richiesta che fu negata dall’Aula di Montecitorio. L'indagine – nella quale sono coinvolte anche 14 persone giuridiche, molte delle quali del gruppo Angelucci – riguarda una presunta associazione per delinquere finalizzata al compimento di reati per assicurare alla società barese 'La Fiorita' le concessioni di servizi di pulizia, sanificazione ed ausiliariato da parte di enti pubblici e di Ausl pugliesi. Ciò – secondo l’accusa – per far conservare alla società una posizione di monopolio nel settore, per realizzare profitti illeciti e per gestire in modo clientelare numerosissimi posti di lavoro. A Fitto si contesta di aver offerto copertura politica all’attività dell’associazione a capo della quale vi sarebbero stati Dario e Pietro Maniglia, proprietari della Fiorita. Nel procedimento sono imputati anche il presidente e il dg di Aeroporti di Puglia, Domenico Di Paola (per corruzione) e Marco Franchini (turbativa d’asta), l’editore salentino Paolo Pagliaro (corruzione), il consigliere regionale Giovanni Copertino (Pdl), l'ex assessore regionale di Fi Andrea Silvestri (truffa e turbativa d’asta) e l’ex dg dell’Ares Puglia Mario Morlacco (falso). (Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno)