Rifondazione Comunista in Piazza V. Emanuele il 2 Giugno
Martedì 2 giugno 2010 in Piazza Vittorio Emanuele a Monopoli (BA), a partire dalle ore 10:00, il circolo locale del Partito della Rifondazione Comunista, in collaborazione con i Giovani Comunisti, distribuirà simbolicamente delle copie della Costituzione Italiana, con il chiaro intento di salvaguardarla e difenderne i principi fondamentali, attaccati dall'attività legislativa (e non solo) del Governo.
Tale occcasione costituirà un momento importante per continuare a raccogliere le firme per i referendum contro la privatizzazione dell'acqua e per riflettere contro il folle attacco effettuato dall'esercito israeliano contro una nave turca di pacifisti diretta a Gaza.
Segue il testo del comunicato ufficiale della direzione nazionale del PRC (clicca su leggi tutto)
Il segretario cittadino PRC
Aldo Sammarelli
La Costituzione italiana (entrata in vigore il 1.1.1948, dopo un anno e mezzo di lavori dell'Assemblea Costituente) nasce dalla Resistenza antifascista, in cui i comunisti svolsero un ruolo fondamentale organizzando la lotta partigiana.
Essa si basa su alcuni pilastri fondamentali strettamente interconnessi:
A) Contro ogni possibile deriva autoritaria, che aveva caratterizzato la precedente storia del nostro paese, fino all'aperta dittatura fascista, afferma il principio della divisione dei poteri, la centralità del parlamento e delle altre assemblee elettive rispetto all'esecutivo, rifiutando ogni sorta di accentramento presidenzialistico. È fortemente garantista dei diritti civili e politici, delle libertà di associazione, di pensiero, parola, manifestazione, stampa (titolo I, rapporti civili, della I parte).
B) "Ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" (art. 11).
C) Unica in tutto l'Occidente, essa – per il notevole ruolo che ebbero nella sua stesura le forze di sinistra e in particolare comunisti e socialisti – si fonda sul lavoro (art. 1): riconosce che è il lavoro e non il capitale o la proprietà fondiaria il fondamento primo della Repubblica. E si propone di creare le condizioni per "l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese", senza separare libertà da eguaglianza, ma concependole strettamente interdipendenti (art. 3). Riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che lo rendano effettivo (art. 4), tutelandolo in tutte le forme, compresa l'associazione sindacale (artt. 35-40). Ma non solo: la Costituzione prevede la limitazione stessa del diritto di proprietà e di iniziativa privata se essa "è in contrasto con l'utilità sociale o reca danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana" (artt. 41-44).
Ponendo il lavoro a suo fondamento, la Costituzione riconosce il conflitto sociale e tutela la possibilità di rappresentanza politica di esso nel Parlamento, eletto sulla base di un principio rigorosamente proporzionale. Quando nel 1953 fu approvata dal Senato una nuova legge elettorale maggioritaria (65% dei seggi alla coalizione che superava il 50%), fu subito battezzata "legge truffa", revocata nel giugno 1954 per la fortissima opposizione nelle piazze e in Parlamento.
La storia dell'Italia repubblicana è attraversata da acute lotte di classe che si svolgono non solo sul terreno economico-sociale e politico, ma anche su quello costituzionale. Per la sua forte caratterizzazione sul fronte sociale, la Costituzione è oggetto di continui attacchi da parte delle forze conservatrici e reazionarie, che cercano in tutti i modi di non applicarla o di revisionarla per renderla conforme ai modelli del liberismo economico dell'Occidente e di una gestione autoritaria dello Stato. Finché i comunisti e le forze autenticamente di sinistra e democratiche hanno avuto un peso politico e sociale, questi attacchi sono stati respinti e, grazie a poderose lotte di massa, soprattutto nel decennio 1968-1977, sono state realizzate nel quadro della Costituzione repubblicana, importanti conquiste per i lavoratori, quali la L. 300 (Statuto dei lavoratori, nel 1970).
Nei primi anni '90 comincia invece lo stravolgimento della Costituzione in funzione delle politiche neoliberiste di smantellamento dello stato sociale e dell'intervento pubblico in economia. Nel 1993, con il sostegno del PDS (poi DS, poi PD), viene cancellato il sistema elettorale proporzionale, per affermare – sul modello anglosassone e come suggerito dal piano piduista di Gelli – il bipolarismo maggioritario, che intende mettere ai margini le opposizioni di classe e i partiti antisistema, concependo due poli sostanzialmente analoghi e concordi nell'imporre al paese ricette neoliberiste. Il sistema maggioritario, combinato con un forte presidenzialismo, si impone anche negli enti locali e nelle regioni (1999), con un antidemocratico svuotamento di poteri delle assemblee elettive e una concentrazione di potere nell'esecutivo e nel suo "capo". La modifica del titolo V della II parte della Costituzione (2001) apre le porte ad un "federalismo" competitivo e concorrente con i poteri dello Stato centrale, che va in direzione del separatismo della Lega Nord e accentuerà il divario economico-sociale tra Nord e Sud.
Il referendum del giugno 2006 respinge il tentativo di Berlusconi di dar vita ad una repubblica presidenziale. Ma, subito dopo, ricomincia l'assalto alla Costituzione per darle il colpo di grazia in senso federalista e presidenzialista.
Difendiamo e rilanciamo la Costituzione repubblicana! Soprattutto in questa fase di crisi strutturale del capitalismo, che intende scaricare tutti i costi di essa sui lavoratori e le masse popolari, la battaglia per la difesa e il rilancio della Costituzione è parte essenziale della lotta a difesa dei lavoratori!