Riceviamo e pubblichiamo

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Siamo a livelli di sultanato! Non ho mai visto nulla di simile nelle città di cultura!
Vi immaginate il sindaco o l’assessore alla cultura  di Siena chiudere il Palazzo Comunale (quello che si affaccia su Piazza del Campo) “per motivi tecnici” e poi occuparlo con ospiti da lui selezionati per godersi il Palio??!!!
Chiedo con sincerità a coloro che hanno visto, a  tutti i bravi cittadini di Monopoli e alla comunità culturale della città di indignarsi dinanzi a  questa prova di arroganza del potere. L’accaduto è una prova di grande irresponsabilità, di appropriazione indebita di un monumento della città per finalità non istituzionali, che offende i monopolitani,  traditi nella loro buona fede elettorale.
Cosa si prova a poter utilizzare un castello per ospitare “amici”?  Solo e soltanto l’ebbrezza di poter ostentare ciò che non è concesso a tutti, quello che il rigore morale, il rispetto del proprio ruolo dovrebbe indurre non fare. Invece, la boria del potere unita alla tecnica dell’imbroglio, il “poter fare quello che  gli altri non possono” producono queste brutte pagine di amministrazione politica.
Mi chiedo: era il sindaco al corrente e presente la sera del 15 agosto? Gli altri assessori erano a conoscenza della chiusura del Castello per pretestuosi “motivi tecnici”?  I consiglieri comunali della maggioranza erano complici di questa  serata d‘”elite”?
Sono solidale alla imbarazzante condizione di silenzio e forzata collaborazione cui sono  stati chiamati i qualificati custodi del castello e i funzionari dell’assessorato alla cultura, che insieme al  sottoscritto hanno collaborato  in un passato recente a  valorizzare il castello, testimoni di una stagione di rivalutazione di esso, concreta e CORRETTA, chiamando il più possibile giovani e adulti a vivere il castello, anche di notte, condividendo spettacoli e mostre, aperti a TUTTI.
Circa, poi, i fatti a contorno della serata di Arbore, la protesta della gente dovrebbe insegnare a fare un uso più moderato dei posti riservati. Nelle manifestazioni da me promosse, mi sia testimone la gente tutta, non più di una fila è stata mai riservata ad ospiti e istituzioni.
Si può amare con sincerità  la cittadinanza o usare il popolo come  propagandistica evocazione. E’ la politica a scegliere tra truffa sociale e privilegio di pochi o concreto e diffuso rispetto del popolo tutto.
Se come assessore mi fossi reso protagonista  di queste vicende, il sindaco Paolo Antonio Leoci avrebbe chiesto giustamente le mie dimissioni.
La cultura è condivisione di gioia e sapere, non vantaggio di pochi.
Michele Suma