Lettera dell’On. Pierfelice Zazzera sul piano di riorganizzazione scolastico regionale a Monopoli
Caro Direttore,
negli ultimi tre anni di governo Berlusconi la scuola pubblica è stata smantellata, anzi è stata sottoposta a un bombardamento di provvedimenti legislativi che l'hanno ridotta in macerie.
La scuola ha subito un taglio di risorse economiche per 8mld di euro e una riduzione di personale pari a 140.000 unità. La scuola di oggi pertanto è stata modellata sui tagli alle risorse economiche e sul dimensionamento del personale. Non solo ma il precedente governo ha emanato decreti ministeriali sulla scuola secondaria, in cui lascia l'onere maggiore alle regioni per riorganizzare la rete scolastica regionale accorpando sedi e strutture. Dice pero' la legge che bisogna comunque assicurare l'omogeneità formativa e individua in 600 alunni il limite per la costituzione del polo scolastico. Le conseguenze sono state classi pollaio, scuole arlecchino e riduzioni degli orari a discapito ovviamente della qualità formativa.
La Regione Puglia ha fatto i conti con questo contesto normativo e con la carenza di risorse economiche. Il 25 gennaio 2012 la Regione ha varato pertanto il Piano di rete scolastica, e piuttosto che garantire un percorso formativo omogeneo è prevalsa l'esigenza di far quadrare i conti e il numero degli alunni. Abbiamo allora visto nascere quelle che giustamente con preoccupazione il Provveditore agli Studi della Provincia di Bari Lacoppola ha definito "Scuole Arlecchino". Pur di garantire il numero dei 600 alunni si è messo insieme di tutto e di piu' senza criteri chiari. In realta' con questa logica ha avuto la meglio chi ha fatto la voce grossa oppure chi e' in campagna elettorale. Ma cosi' non va per niente bene!
Monopoli ha subito un Piano di riorganizzazione scolastica regionale a mio giudizio pessimo che non ha tenuto conto della storia della nostra città, delle caratteristiche territoriali e delle peculiarità economiche. E' incomprensibile l'accorpamento del Liceo artistico, che per stessa definizione è un liceo, ad un istituto professionale come l'Istituto Marittimo IPSIAM pur di raggiungere la soglia dei 600 alunni e mettersi la coscienza a posto. Ma in questo modo pensiamo di aver fatto un servizio alla collettività e alla scuola? Non credo perché a perderne sarà la qualità formativa per gli alunni.
(continua)
La Regione Puglia non ha valutato le caratteristiche economiche e territoriali della nostra Città perdendo l'opportunità di creare un Polo delle professioni attraverso l'accorpamento dell'IPSIAM all'IPSAAR di Polignano a Mare, cosi' come chiedeva il sindacato nella sua proposta. Si sarebbero formate professionalita' da offrire al mondo artigianale e turistico industriale. Si e' persa una opportunita per lo sviluppo e l'occupazione nel nostro territorio.
La Regione ha scelto di difendere piccoli orticelli e posizioni di rendita corporativa. Si è scelto di salvare un dirigente scolastico piuttosto che la collettività scolastica. E inoltre accorpando l'IPSAAR all'Istituto alberghiero di Castellana si e' mantenuto un Polo professionale con una popolazione scolastica di oltre 1500 alunni, con ricadute negative sulla qualita'.
Si sarebbero potute fare scelte diverse, nella direzione di una migliore offerta formativa per tutto il territorio. Credo si possano fare ancora se l'assessore Alba Sasso rivedesse il Piano regionale di riorganizzazione della rete scolastica e chiedesse la sospensione di un anno, per trovare soluzioni più coerenti ed equilibrate, piu' vicine alle esigenze dei territori.
Per questo su sollecitazione del mondo della scuola ho depositato alcuni giorni fa una interrogazione parlamentare al governo per chiedere se la riorganizzazione della rete scolastica in Puglia abbia tenuto conto dei principi costituzionali e dei criteri stabiliti dalla stessa legge che chiede appunto qualità dell'offerta formativa e omogeneita' negli accorpamenti. Credo che in Puglia manchino entrambi i criteri e il Piano Regionale di riorganizzazione della scuola rischia di essere impugnato per illegittimità, oltre che essere penalizzante per il territorio.