Franco Muolo si esprime sul PUG

176

Gentile Direttore,
come immaginavo (con lettera pubblicata su Fax il 17 gennaio 2009 con il titolo: “Pug, tre aspetti non mi convincono”, con la quale svelavo le criticità e le incompatibilità tecniche del nuovo piano e facevo alcune proposte) sono cominciate le accese discussioni che paventavo fra maggioranza e opposizione sull’adozione definitiva o meno del Piano urbanistico generale. Ne ho avuto certezza, prima guardando i giornali, poi ascoltando gli interventi durante le ultime sedute del Consiglio comunale e oggi (2 aprile) leggendo la nota (che politicamente non fa una grinza) del Partito Democratico pubblicata su Vivimonopoli. (continua)

Prima che le diatribe avessero inizio, convinto come lo sono tuttora che alla cittadinanza sia stato nascosto proprio l’aspetto più importante dello strumento urbanistico in itinere, evidenziavo che vi sono alcune zone critiche del Pug da rivisitare in quanto costituenti, a mio giudizio, un vulnus dal punto di vista tecnico (ed ora anche economico-finanziario, data la recessione in atto). So benissimo che lo strumento rappresenta una scelta politica e che non avrei titolo a esternare le mie preoccupazioni, a tempo scaduto, ma lo faccio (e insisto!) proprio per rendere politicamente accettabili eventuali nuove soluzioni che si andranno ad adottare nell’osservanza di un minimo di compatibilità tecnica riguardo al rispetto ambientale e tutela del nostro pregiato territorio. La prima zona critica riguarda le aree portuali e la costa Nord: è assurdo pretendere che possano coesistere due porti (il commerciale esistente e il turistico previsto dal Pug a ridosso della diga di tramontana e sullo sfocio del torrente Ferraricchio) attaccati al centro urbano senza alcuna possibilità presente e futura di uno sbocco nell’entroterra, né di una concreta realizzazione di idonea viabilità e di relative aree di parcheggio e servizi connessi. La costruzione del nuovo scalo turistico, prevista (con project financing che non è una scelta politica, bensì un interesse privato pregresso) peraltro di fronte allo stadio, é foriero di ulteriore intasamento del traffico già caotico nella zona. Rilevando inoltre l’assurdità della realizzazione di un altro costosissimo porto (da scavare addirittura nell’area di sedime dell’ex cava Spina, con i tempi che corrono) per la sola cantieristica navale. Quando sarebbe più logico prevedere lo spostamento di tali attività sulla zona costiera a Nord dell’impianto depurativo della fogna di loc. Torre D’Orta, visto che quel tratto di costa confina con l’attuale zona industriale, laddove già operano alcuni imprenditori del ramo. La seconda zona critica riguarda le aree industriali ed artigianali: viene naturale pensare che tali attività debbano prevedersi il più lontano possibile dai centri urbani, come giustamente aveva immaginato il prof. Luigi Piccinato più di trent’anni fa. Non foss’altro per evitare interferenze fastidiose con il vivere cittadino (basti ricordare il recente incendio della Plastic Puglia). E’ anche bene precisare che il grande svincolo sulla tangenziale, ubicato nei pressi della Casa Olearia Pugliese, fu allora previsto e concordato con l’Anas in quel punto strategico perché la naturale previsione di sviluppo della stessa zona industriale doveva avvenire verso Ovest – lato a monte della stessa importante arteria di scorrimento. Non si capisce, pertanto, quale sia stato il motivo che ha indotto l’urbanista odierno a prevederne l’ampliamento verso Est-sudest e addossarla pericolosamente all’abitato. Sono del parere che bisognerebbe rispettare le “sane” previsioni del passato, riconfermando l’ampliamento verso Ovest e approfittando del fatto che l’estesa area militare (meglio nota come “Cervina”), opportunamente tutelata e ampliata con una ulteriore fascia di rispetto, fungerebbe da cuscinetto fra la stessa ed il nostro centro urbano (forse qualcuno avrà pensato che l’area militare, oggi ancora facente parte del 4° Deposito Carburanti del Ministero della Difesa, sia stata sdemanializzata e quindi potenzialmente utilizzabile per attività industriali o artigianali, visto come è stata “accerchiata”. Ma essendo la stessa zona militarmente presidiata, se ne deduce che il deposito sotterraneo di benzina, gasolio e olio lubrificante, considerato di “grande capacità” (basti navigare su Internet per accertarsene) servi ancora per la sicurezza militare dell’Italia meridionale. La presenza dei molti uliveti secolari dentro e ai margini di quell’area la maschererebbero meglio e formerebbe una vasta cintura verde da vincolare, almeno fino a quando rimarrà tale, e questo andrebbe di certo a tutto beneficio della città. La terza criticità riguarda tutte le tre aree residenziali periferiche urbane: la prima dislocata a Nord è individuata sul Pug-strutturale interamente delimitata dalla via Capitanio, via Campione e dalle aree militare e industriale, posta a cavallo della via Conversano fino al suo svincolo con la tangenziale. Nel suo complesso è sprovvista dei servizi essenziali, ma la cosa più raccapricciante è che nel suo baricentro esistono la centrale elettrica dell’Enel e la cisterna di riserva idrica dell’AQP. In quest’ultima arrivano le diramazioni principali dell’acquedotto pugliese, di cui una attraversante il riduttore di pressione esistente nell’area adiacente, da cui si dipartono le adduzioni idriche suburbane, una verso la città e l’altra diretta alla zona industriale. Nell’area di pertinenza della centrale Enel arrivano e si dipartono ben quattro linee ad alta tensione da 18.000 a 160.000 Volt ed una linea di alimentazione AT da 130.000 Volt verso la Casa olearia Pugliese e la stessa zona industriale, tutte supportate a catenaria da enormi tralicci metallici. Dobbiamo credere che sia proprio salutare prevedere sopra e/o sotto tali pericolose infrastrutture aree per la residenza? Io credo di no! Quindi almeno i due terzi di tale area residenziale periferica vada assolutamente allontanata da tali pericolose infrastrutture. La seconda quasi centrale, incastrata fra la superstrada tangenziale, il torrente Ferraricchio e il Cimitero, risulta essere quella destinata all’edilizia privata con una cospicua parte (e solo quella) da assegnare alle cooperative: praticamente un intero quartiere isolato da realizzare proprio nel bel mezzo di uliveti secolari! La terza ed ultima dislocata a Sud, piccolissima chissà perché, risulta quasi addossata al torrente Pagano, laddove bisognerebbe realizzare a spese della collettività tutti i servizi essenziali, quando bastava che fosse stata sviluppata a monte lungo la via Traiana, come peraltro sancito dal DPP, approvato all’unanimità dal Consiglio comunale sin dall’otto gennaio 2007, laddove esistono già tutte le principali opere di urbanizzazione primaria. Ai nostri concittadini credo che, oltre alle beghe politiche, bisognerebbe spiegare anche qualche ragione tecnica che, a mio giudizio, forse andrebbe a discapito di una serena e pacifica pianificazione della nostra bella città. 

Franco Muolo