Franco Muolo si esprime sul porto

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Gentile Direttore,

con i primi due piani regolatori generali, redatti nella seconda metà del secolo scorso dai noti urbanisti Domenico Capitanio prima e Luigi Piccinato qualche anno dopo, erano stati già previsti due scali turistici (il primo in fregio alla cala Portavecchia e il secondo tra il lido Bianco e la località Tre Buchi) nonché uno per la cantieristica navale da scavare sul fondo dell’ex cava Spina: nessuna di queste imponenti opere pubbliche è stata realizzata a causa di annose divergenze politiche non ancora sopite, anche perché enormemente costose e, a mio giudizio, tecnicamente impraticabili. (Continua)

L’unico concreto intervento, sia pure parziale, lo ha effettuato dopo alcuni decenni la Regione Puglia, consolidando e allungando a baionetta la diga di tramontana del porto commerciale di sua pertinenza (lavori come peraltro previsti dal Piano regolatore del porto e finanziati dal programma europeo di sviluppo trans-frontaliero-adriatico, il cosiddetto Interreg II-Italia Albania). Il Consiglio comunale s’appresta a discutere le “vecchie” 335 osservazioni al Pug Oliva ed  altre, non si sa ancora quante, stante la pubblicazione in atto. Uno nuovo strumento urbanistico utile certamente non solo per individuare nuove aree per insediamenti civili, industriali e commerciali, ma soprattutto per tutelare i nostri principali tesori naturali (mi riferisco ovviamente alla splendida marina, ai meravigliosi tessuti urbanistici del medievale borgo antico, il murattiano centro ottocentesco, il rigoglioso territorio dalle cento chiese e contrade, la preziosa piana pedecollinare, costellata di verdeggianti lame e secolari uliveti unici al mondo). Se tutti noi cittadini non riconosciamo i benefici profusi dalla presenza di queste inestimabili peculiarità non potremo comprendere appieno e farne comprendere gli effetti che il nuovo Piano urbanistico generale dovrà dispiegare sul nostro invidiato territorio nel prossimo futuro. Ma, prima di proseguire, credo che un cenno di storia locale potrebbe esserci d’aiuto nell’apprezzare la mia proposta attuabile in tempi di crisi economica.

Si racconta che i Veneziani, governando Monopoli dalla fine del XV a quasi un terzo del XVI secolo, iniziarono la costruzione delle nostre mura cinquecentesche e prolungarono il “molo” per proteggere il porto dal vento di maestrale.  ( continua ) Probabilmente doveva esserci già un piccolo attracco (forse con radice dov’è ora la Punta del Trave) ritenuto insufficiente per la difesa dal vento di Nord-Ovest e quindi meritevole di allungamento. E’ noto che durante la dominazione della Serenissima la città ebbe un notevole sviluppo, grazie alle frementi attività derivanti dal prezioso scalo, ritenuto allora il solo attracco guarnito e ben protetto fra Bari e Brindisi. Tanto prezioso che nel 1530 i monopolitani, spogliandosi dei propri gioielli personali, s’impegnarono a versare agli Spagnoli la bellezza di 41.000 ducati d’oro chiedendone il riscatto, unitamente al suo borgo originario e al ricco e fertile retroterra. La spianata artificiale (dove sorge attualmente piazza Garibaldi), formatasi a seguito dell’insabbiamento dell’antico porto canale (ancora navigabile al 16 dicembre 1117 – giorno d’approdo della zattera col quadro della Madonna della Madia), rifioriva di scambi commerciali e di prodotti locali, olio, frutta, legno, salnitro dei monti di Alberobello e cavalli della masseria Cavallerizza, che da lì venivano poi imbarcati sulle galee alla volta dei Paesi dell’alto Adriatico e del vicino Oriente.

Questa memoria m’induce a pensare che il nostro paese oggi possa trovarsi nelle medesime condizioni, favorevoli a una ripetizione di un’altra “età dell’oro”: i recenti lavori di potenziamento e allungamento della moderna diga di tramontana, le febbrili aspettative manifestate da tutti gli operatori portuali, ancorché i fermenti socio-politici della collettività nel volersi dotare del nuovo Pug, costituiscono una formidabile rappresentazione. E allora, perché non volare alto richiedendo con forza alla Regione e all’Autorità portuale del Levante di sfruttare la prevista scogliera posta a difesa dello storico muraglione e del vecchio molo Margherita e crearvi all’interno un porto turistico a costo zero?

Ecco come si presenterebbe il porto utilizzando diversamente la prevista  diga antemurale a difesa dei venti di greco- levante

Particolare significato riveste per me la piccola isola cosiddetta della Portavecchia che, fino ai primi anni Cinquanta, fungeva come una riservata appendice di uno stabilimento balneare (denominato Calderale) attrezzato di spogliatoi in legno. Sono molto affezionato a quell’isoletta posta quasi a guardia della sua cala. Rammento che dopo lo smantellamento delle cabine, con gli amici ancora ragazzini e in costume adamitico, si andava a caccia di pelose e gamberetti annidati nelle canalette artificiali originariamente scavate per consentire la riservatezza dei primi bagni delle signore che dall’interno delle cabine si calavano direttamente in acqua al riparo da occhi indiscreti. Sono rammaricato dal fatto che oggi quel luogo che fu così romantico si trovi ancora in uno stato di totale abbandono. Si sa che, nei primi anni Novanta, ci fu da parte dell’Amministrazione comunale pro-tempore un (fallito) tentativo di utilizzarla come base di sostegno di una piattaforma panoramica in legno lamellare con pontile pedonale, e che un brutto giorno il vento di Levante spazzò via scaraventandola sull’attiguo arenile.

Così appariva la struttura lignea quando fu installata sull’isola

Credo che con la costruzione di una nuova diga a difesa dal pericolosissimo vento di Greco-Levante, quell’isolotto potrebbe ritornare a svolgere la sua antica funzione, anzi l’eventuale sovrapposizione di una struttura stilizzata su di esso, da adibire a centro direzionale dei servizi portuali per diportismo nautico o di altra opera architettonica utilizzata a qualsiasi possibile immaginazione, potrebbe arricchirne definitivamente e turisticamente la città marchiandone il luogo con la sua presenza.

Franco Muolo