Ci scrive l’Ing. Deleonibus: Sistri, quale futuro?

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Dal 1 ottobre entra in vigore il SISTRI, Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti. Il nuovo sistema diventerà dunque obbligatorio per circa mezzo milione di imprese italiane. Il Sistri sostituisce dunque l’emissione dei formulari e la tenuta dei registri di carico e scarico, comportando l’abolizione del MUD a partire dal 2011.

Il Sistri è nato sulla scia del sistema di controllo adottato in Campania durante l’emergenza, il cosiddetto Sitra, che ha mostrato evidenti lacune e problematiche di funzionamento.

Come funzionerà il Sistri? Il bacino di utenza sarà estremamente ampio, raccoglierà oltre 600 mila operatori: dai piccoli esercizi commerciali, alle grandi industrie, fino alle ditte di trasporto. Nel momento in cui il Sistri entrerà in vigore, un imprenditore che deve conferire i propri rifiuti speciali, avrà l’obbligo di registrare il quantitativo da smaltire sul sito del Ministero, accedendovi attraverso
una chiavetta usb, che contiene la sua firma digitale. L’autotrasportatore, che ritira il rifiuto, farà esattamente la stessa cosa. Comunica la quantità e il tipo di materiale tramite internet, dopo di che inserisce la propria pen drive in una scatola nera, posizionata a bordo del  camion, che garantirà una tracciabilità in tempo reale del percorso fatto dal camionista.

(continua)

Ad oggi, purtroppo, il SISTRI, dalle sparute ed incerte dimostrazioni effettuate, dà l'impressione di non poter "reggere" l'impatto che l'articolazione, la complessità e l'eterogeneità del settore dei Rifiuti farà ricadere sul sistema, né tantomeno appare chiaro l'insieme degli effetti che SISTRI avrà sull'intera filiera, sia sui Produttori che sugli Operatori.

Le zone d'ombra sono molte perché il Sistri è un sistema semplice, mentre la gestione dei rifiuti è un paradigma molto complesso, reso più impervio dalla pluralità di letture che a livello locale riarticolano la disciplina, disancorandola dal dato normativo nazionale.

Il Sistri, dunque, si trova a dover affrontare una vera e propria sfida: conciliarsi con la molteplicità delle situazioni specifiche, perché la gestione dei rifiuti è dinamica, mentre il Sistri è statico. Se è vero che il Sistri è una semplificazione (toglie registri, formulari e Mud), alla luce della complessità della gestione e della disciplina normativa, prima della sua operatività sarebbe stato opportuno semplificare la gestione dei rifiuti e le norme che le sottendono, evitando con decisione le derive localiste. In difetto, attraverso i vari Dm (siamo al terzo) il ministero dell'Ambiente deve valutare il "caso per caso" creando, magari a dispetto delle intenzioni, ulteriori sub-sistemi che ripetono e amplificano la complessità della normativa vigente.

Molti dei problemi che rallentano l'approntamento del SISTRI sono dovuti al fatto che questo non si limita a fornire le sole funzionalità relative alla tracciabilità ma interviene sui sistemi gestionali delle imprese con rilevanti oneri a loro carico lungo tutta la filiera.
Se invece, come previsto dalla normativa di rango primario, il sistema si attenesse alla sola “raccolta e trasmissione” dei dati utili alla tracciabilità ed alla dematerializzazione del Formulario di identificazione Rifiuti (F.I.R.), delegando ai software gestionali l’onere del rispetto della pluralità di letture che a livello locale riarticolano la normativa e la gestione di tutti gli altri documenti
amministrativi e realizzando nel contempo una piena interoperabilità con la gestione informatizzata dei rifiuti delle aziende, esso si semplificherebbe notevolmente e si potrebbe così inserire nel "sistema rifiuti" in modo non traumatico annullando qualsiasi probabilità di "rigetto".

Allo stato attuale la situazione è la seguente:
1) Nessuno ha ancora visto una dimostrazione completa del SISTRI
2) E' appena iniziata la consegna/montaggio dei dispositivi USB e/o Black Box; calcolando tempi e numeri i gioco (e ferie in agosto) difficilmente le operazioni si concluderanno entro fine settembre
3) Non è reperibile ancora alcun manuale tecnico
4) Non è possibile accedere a versioni demo, ancorché incomplete, del software SISTRI
5) Non è possibile iniziare a sviluppare le interfacce dei sistemi gestionali
aziendali al  SISTRI perché ancora non rilasciate le norme tecniche
6) Non è possibile impostare un piano di formazione alle Aziende mancando i contenuti

Se poi si tiene conto che, a subire il Sistri sono soprattutto le imprese medie e piccole, dove l'informatica non è così diffusa e che quindi avranno bisogno di un maggiore periodo di rodaggio che non può ridursi a poche settimane, è del tutto evidente che, ad oggi, non sussistono le condizioni  per poter ipotizzare una partenza del sistema senza gravi conseguenze per gli  operatori del settore e delle software house stesse.

Il Sistri è poco efficace e troppo oneroso. Non a caso il settore è in allarme e non certo per timore di lasciar venire alla luce irregolarità, quanto per gli alti costi che esso comporta, senza il vantaggio di avere realmente arginato il fenomeno delle ecomafie.

Gli operatori interessati all’uso del SISTRI sono molto preoccupati per una serie di aspetti relativi al nuovo sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti. Le criticità sono molte e la prima appare persino banale, ma è cruciale: al di là delle valutazioni di merito sul disegno complessivo, resta il fatto che chi vuole continuare a smaltire illegalmente i rifiuti potrà continuare a farlo perché
ovviamente non si iscriverà al Sistri. Ecco, quindi, perché tale sistema è di fatto un’arma spuntata contro le ecomafie.
Non solo. Per le aziende che gestiscono rifiuti i costi saliranno e questo in un momento di crisi economica come quello attuale non è certo un fattore irrilevante.
Tali incrementi di costi potrebbero, in alcuni casi, essere causa di diminuzione di organici o, per i trasportatori, di vendita di veicoli. Lungo la catena gli oneri ci sono per tutti: produttori, trasportatori e destinatari finali. Quanto ai primi esistono migliaia di piccole e piccolissime aziende (vera colonna vertebrale del sistema economico italiano) che producono rifiuti e che non hanno né la capacità informatica, né le disponibilità tecnologiche per mettere in atto il nuovo sistema (che richiede iscrizione e dotazione di chiavetta token Usb con i relativi costi).
Senza contare che ci sono zone dove non c’e’ neppure la necessaria copertura Adsl.
Per i trasportatori i costi sono anche più alti visto che sono tenuti a dotarsi di sistemi satellitari per consentire il controllo dell’automezzo durante il percorso.

A questi punti negativi, va aggiunta l’onerosità del sistema (il contributo annuo di un produttore di rifiuti pericolosi oscilla tra 120 e 400 euro, mentre quello di un impianto di stoccaggio tra 500 a 2.000 euro). A questi si aggiungono i costi per il caricamento dei dati. Sarebbe tutto più semplice se il software fosse disponibile gratuitamente (magari sul sito del Minambiente) e se, per l’hardware, venissero
definite e rese accessibili le specifiche tecniche degli strumenti necessari a realizzare il sistema. Il tutto in omaggio alle regole auree della concorrenza e del mercato.
Ci sono poi degli aspetti normativi ancora non definiti. Il Sistri, per fare un esempio, sostituisce gli attuali documenti di gestione rifiuti (registri, Mud, formulari) ma il decreto ministeriale che lo istituisce nulla dice a proposito delle sanzioni attualmente vigenti per la omessa o incompleta compilazione di questi documenti. Apparentemente, quindi, restano comunque in piedi, allo stato attuale
delle norme, le sanzioni previste dal decreto legislativo 152 del 2006, il cosiddetto Testo Unico Ambientale. Previsioni sanzionatorie in virtù delle quali gli operatori per il momento devono continuare a produrre registri, Mud, formulari, oltre che quanto previsto dal Sistri.
C’è poi da dire che il nuovo sistema non fa chiarezza anche su altre questioni: il 50% dei rifiuti italiani, soprattutto quelli pericolosi, è destinato ad impianti di smaltimento finale all’estero (Francia, Germania, Austria). Come verrà gestito dal Sistri il tratto italiano percorso dai trasportatori stranieri?.
C’è dell’altro. Aprendo il sito del Sistri si legge che, in caso di gravi difficoltà applicative del sistema, un pronto intervento è garantito entro 72 ore, ma è un tempo infinito per chi è sul campo e sta caricando o scaricando rifiuti. L’assistenza, insomma, deve essere garantita in tempo reale.

Insomma nessuno si oppone all’adozione dei sistemi informatici e di implementazione di controllo, ma è la modalità del Sistri che non funziona. Si potevano e si potrebbero sviluppare sistemi meno vessatori e più efficaci. Questo decreto ministeriale si basa su un concetto di tracciabilità dei rifiuti parziale e superficiale essendo la realtà molto più complessa. Il Sistri, infatti, non è in grado di colmare lacune preesistenti che spesso invalidano la tracciabilità. Mi riferisco in particolare al sistema delle autorizzazioni con cui operano gli impianti di smaltimento o di recupero. Un sistema fortemente disomogeneo sul territorio a volte anche fra province adiacenti. Tale disomogeneità crea notevoli difficoltà non solo agli operatori ma anche agli enti di controllo. Se, infatti, i quadri prescrittivi su cui si basano le autorizzazioni cambiano così fortemente sul territorio, i rifiuti con più facilità si ”perdono”. In altre parole, il Sistri riesce a tracciare i viaggi compiuti dai rifiuti, ma non sana storiche inefficienze relative a quel che succede dentro gli impianti autorizzati sia di smaltimento che di recupero. Inefficienze che inficiano alla radice la tracciabilità, nonostante il Sistri.

Alla luce di quanto detto, chiedo alle istituzioni locali, Comune (vincolato anch’esso da SISTRI ad assumere personale che “parli telematicamente” con gli imprenditori che devono scaricare i rifiuti: più costi, più tasse su imprese e cittadini. E chi sarà questo personale?) e Provincia, di porsi al fianco delle MPI e aprire un confronto urgente con la Regione Puglia. E proprio a quest’ultima si chiede di intervenire direttamente per farsi carico dei costi del materiale informatico che peserebbe sulla vita dell’impresa.

ing. Giuseppe Deleonibus
Ingegnere per l’Ambiente e il Territorio
Tutela Ambientale e Controllo dell’Inquinamento