ALLARME SUD, LA CHIESA C’E’
CHIESA E MEZZOGIORNO
Ci accingiamo a festeggiare i 150 anni dall’Unità d’Italia, ma il problema del Mezzogiorno, la “Questione Meridionale” dei nostri libri di storia, non sembra ancora aver imboccato la strada della risoluzione.
Continuando nella loro analisi, i vescovi, denunciano una recezione acritica della modernizzazione da parte del Sud: la società contadina, anziché essere distrutta, doveva evolversi in un’agricoltura moderna ed emancipata in grado di dare più prospettive di lavoro non più degradante per le nuove generazioni. L’assorbimento acritico, inoltre, di modelli di comportamenti diffusi dai processi mediatici spesso si è accompagnato con forme tradizionali di socializzazione, di falsa onorabilità e di omertà diffusa.
Di fronte a questa panorama si pone la necessità di “ripensare e rilanciare le politiche di intervento” al fine di “generare iniziative auto–propulsive di sviluppo”. E per far ciò c’è bisogno di un mercato e di una politica rette da persone “aperte al dono reciproco” e soprattutto di una cultura politica che “nutra l’attività degli amministratori di visioni adeguate e di solidi orizzonti etici per il servizio del bene comune”.
In tale prospettiva è accorato l’appello: “la sussidiarietà e la solidarietà devono essere strettamente connessi: la sussidiarietà senza la solidarietà scade nel particolarismo sociale; la solidarietà senza sussidiarietà scade nell’assistenzialismo”. E il Sud non ha bisogno di assistenzialismo ma di un sano federalismo che lo stimoli ad una spinta virtuosa nel “bonificare il sistema dei rapporti sociali, soprattutto attraverso l’azione dei governi regionali e municipali, nel rendersi direttamente responsabili della qualità dei servizi erogati ai cittadini, agendo sulla gestione della leva fiscale”.
Del resto un federalismo solidale, realistico ed unitario rafforzerebbe l’unità del Paese, rinnovando il modo di concorrervi da parte delle diverse realtà regionali, nella consapevolezza dell’interdipemdenza crescente in un mondo globalizzato.
Il mezzogiorno, però, non si mobiliterà se non si libera da quelle catene che non gli permettono di sprigionare le proprie energie. E qui la ferma e reiterata condanna dei vescovi alla piaga profonda che è la criminalità organizzata. “La mafia sta prepotentemente rialzando la testa” denunciano i Vescovi calabresi e “di fronte a questo pericolo si sta purtroppo abbassando l’attenzione”.
Ma l’economia illegale, denunciano ancora i vescovi, non si identifica solo col fenomeno mafioso: sono molto diffuse, infatti, attività illecite ugualmente deleterie coma l’usura, la estorsione, la corruzione, l’evasione fiscale, il lavoro nero ecc. E questo grido di allarme dei vescovi non sembra interessare solo il Mezzogiorno.
Ciò rileva una grave carenza di senso civico, che “compromette sia la qualità della convivenza sociale sia quella della vita politica e istituzionale”. All’interno del grande progetto educativo i capisaldi devono allora essere rappresentati dalla cultura del bene comune, della cittadinanza, del diritto, della sana amministrazione e della sana impresa nel rifiuto dell’illegalità.
E allora l’impegno della Chiesa è quello della promozione umana e di educazione alla speranza così come ha fatto, finora, la parte miglior della Chiesa del Sud. E piace sottolineare come il documenti dei Vescovi ricordi figure di uomini del Sud che hanno dato luminose testimonianze di giustizia: don Pino Puglisi, don Giuseppe Diana, il giudice Rosario Livatino e magistrati, forze dell’ordine, politici imprenditori ecc.
Indubbiamente questo messaggio dei Vescovi Italiani va ascoltato con molto interesse e rappresenta un punto di riflessione per tutti quanti hanno a cuore il bene del Paese.
Questo Movimento preannuncia che la Nota Pastorale sarà commentata in una conferenza-dibattito in aprile .
Movimento Cristiani per la Città
Monopoli