Contrada Corvino, «acque balneabili»
«I risultati delle analisi non hanno evidenziato superamenti dei limiti tabellari imposti per gli scarichi, così come le acque sono risultate idonee alla balneazione in base ai valori dei parametri microbiologici (la contaminazione è risultata nulla o del tutto trascurabile)». È questo l’esito dei sopralluoghi e dei campionamenti svolti dall’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) il 4 e il 31 agosto scorsi nelle acque nei pressi di contrada Corvino dov’era stata segnalata la fuoriuscita e la dispersione, in fase liquida e solida sospesa, di materiale di colorazione scura. I campioni di acqua sono stati analizzati al fine di verificare la conformità di alcuni parametri chimici e microbiologici rispetto all’attuale normativa sugli scarichi in corpi d’acqua e sulle acque di balneazione. In particolare, nei prelievi del 31 agosto si è proceduto ad effettuare campionamenti in un punto più a nord e al di fuori dell’area interessata al fine di poter fare un raffronto.
Dal confronto dei campionamenti è emerso che «le acque immesse attraverso le cavità e/o grotte sono di natura terrigena e la concentrazione di macronutrienti (composti dell'azoto e fosforo) e di alcuni metalli nelle acque immesse è di poco più alta». Per l’Arpa «tali caratteristiche consentono di affermare, con una certa sicurezza, che l'immissione sia dovuta ad acque risorgive di falda che si riversano in mare attraverso il reticolo carsico presente in zona, trascinando materiale fangoso evidentemente accumulatosi in tratti di acquifero». Dal sopralluogo subacqueo da parte di tecnici di Arpa Puglia «l'immissione non è costante ma intermittente, in ragione ai periodi di carico idraulico della falda stessa. Tale carico, al momento, non è ascrivibile con certezza a cicli naturali o a forzanti antropiche».
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La relazione dell’Arpa Puglia specifica che «sulla base della colorazione anomala delle acque immesse e soprattutto dell'odore di idrogeno solforato (acido solfidrico) diffuso in loco durante i fenomeni di sversamento, si può presupporre che la sostanza immessa in acqua sia ascrivibile essenzialmente a fango, ridotto da processi di tipo anaerobico ed accumulato nell'acquifero». Inoltre, «la produzione di acido solfidrico può essere dovuta alla degradazione della sostanza organica (essenzialmente proteine contenenti zolfo) e ai processi dissimilativi riduttivi dei solfati da parte di alcuni batteri anaerobi». Infine, «la sostanza organica accumulata nell'acquifero potrebbe derivare da immissioni di lunga data di tipo puntuale (scarichi industriali o civili ad alto carico organico) o da immissioni diffuse di tipo domestico (pozzi neri non a tenuta). Infatti, le caratteristiche del fluido avversato, emergenti dalla sua analisi chimica e biologica, non sono riconducibili esclusivamente a nessuna specifica fonte industriale, ma più probabilmente a una o più sorgenti organiche concentrate, anche distanti dal sito nel tempo e nello spazio. Ciò in quanto le condizioni che tipicamente determinano il formarsi di fango ridotto si istaurano in natura dopo tempi di diversi mesi o anni. Le uniche tipologie di scarichi prossimali che potrebbero direttamente generare il fenomeno osservato sono da fosse settiche e pozzi neri tramite sistemi attivi di pompaggio in falda, anche mobili (tipo autospurgo)»
Alla luce di ciò l’Arpa giunge ad una conclusione: «Il fenomeno è tale da non determinare alcun superamento dei parametri microbiologici di idoneità alla balneazione; la perturbazione determinata dal fenomeno nell'area, relativamente ai parametri chimici e biologici, non risulta significativa, in quanto le concentrazioni di tali parametri nel fluido analizzato risultano di poco superiori e tali differenze vengono rapidamente assorbite dalla massa d'acqua circostante per effetto diluizione; i parametri fisici, colore ed odore mostrano, invece, una significativa alterazione dovuta al fenomeno, in un'area variabile a seconda dell’intensità, ma contenuta, fino ad oggi, nei limiti spaziali dell'ordinanza sindacale n. 424/2011 del 1° settembre 2011».
Infine, per accertare le origini e le cause primarie, l’Arpa ritiene necessario uno «studio idrogeologico dettagliato sui deflussi e la qualità della falda nell’area» e un «controllo sistematico o a tappeto in un raggio di almeno un chilometro degli insediamenti industriali e civili teso a verificare l’eventuale presenza di scarichi illeciti». Infine, «per le civili abitazioni non allacciate alla pubblica fognatura si dovrebbe procedere allo svuotamento dei pozzi neri ed a prove idrauliche di tenuta».
Portavoce Sindaco
Dot. S.D. Scarafino