Ci scrive l’Ing. Deleonibus: Zero Visione del futuro
Davvero una proposta indecente quella che il Consigliere FLI dott. Alfredo Specchia (medico chirurgo specialista in geriatria) ha fatto durante il Consiglio Comunale del 20 luglio scorso, affermando che la costruzione di un "termovalorizzatore" è la via più auspicabile per risolvere la questione dei rifiuti a Monopoli.
Al cittadino Specchia va spiegato che il termine termovalorizzatore è improprio e persino l'Unione Europea ha diffidato l'Italia dall’utilizzarlo perché ingannevole. Utilizzando un termine diverso da inceneritore si fa finta di non vedere i problemi, nella cui esistenza in fondo non si crede, oppure si distorce la realtà a proprio piacimento. D’altra parte i segnali d’allarme sono ancora pochi e isolati, cosa ci sarà mai di così grave? È un po’ come trovarsi a bordo di un aereo B747 in volo a 10.000 metri e iniziare a smontare per gioco un po’ dei suoi sei milioni di componenti. Alcuni non sono poi così importanti per la sicurezza, come il bracciolo della poltrona o la luce di cortesia; altri, come una vite o una fascetta, sono necessari ma non indispensabili oppure sono ridondanti, ce ne sono molti nelle vicinanze che svolgono la stessa funzione. Poi, se la hostess non giunge in tempo a fermarti, ecco che rovistando sotto una protezione troverai un semplice cavo elettrico e lo strappi. Era il controllo degli alettoni, questo sì che era indispensabile, e ora precipiti.
(continua)
Al politico Specchia va detto che i cittadini oggi hanno modo di informarsi e farsi una coscienza propria e non sono più disponibili a delegare le scelte fondamentali per il proprio futuro al politico di turno. Amministrare oggi è una responsabilità enorme e sulle tue spalle grava non solo il giudizio dei tuo elettori, che vogliono solo risposte concrete per oggi, ma pure quello delle generazioni più giovani e di quelle ancora a venire che ti condanneranno senza pietà o ti ringrazieranno per l’eternità, perché dalle tue scelte dipenderà il loro benessere. Come per un grave malanno c’è un tempo nel quale la prevenzione ha ancora un senso prima che i sintomi divengano incurabili. Sei proprio tu, e solo tu, quello che può ancora fare qualcosa. Adesso. Dopo sarà troppo tardi. Allora prova a uscire dagli schemi, dal conformismo ideologico, dalle soluzioni semplificate, dalla comodità, dal piccolo o grande interesse, dall’ignoranza, dalla supponenza.
Al medico Specchia va ricordato che i danni alla salute derivanti dallo smaltimento dei rifiuti sono oggetto di crescente interesse non solo da parte della comunità scientifica, ma anche del legislatore. Nel D. Lgs. 3 aprile 2006, n° 152 (Testo Unico dell’Ambiente) all’art. 2 si afferma che "i rifiuti devono essere recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio per l’ambiente". Inoltre, gli impianti di incenerimento rientrano fra le industrie insalubri di classe I in base all’articolo 216 del Testo Unico delle Leggi Sanitarie (G.U. °220 del 20/09/1994, s.o.n. 129). La combustione (che avviene tra l’altro negli inceneritori) è un processo complesso che inevitabilmente trasforma i combustibili in un gran numero di nuovi composti, alcuni aeriformi, alcuni solidi, che determinano rifiuti e inquinamento. Per avere un’idea di quanto la combustione inquini basti pensare che il tabacco di una sigaretta, bruciando, produce un cocktail di oltre 3800 prodotti di combustione finora identificati, molti ad azione cancerogena, e comunque tossica. Ciò vale per la maggior parte dei combustibili, dalle biomasse (come il tabacco o qualunque altro materiale vegetale), al carbone, al petrolio o peggio ai rifiuti. L’incenerimento dei rifiuti (come l’utilizzo di biomasse per produrre energia elettrica, che avviene di fatto in impianti di incenerimento) è incompatibile con un sistema sostenibile, rispettoso dei cicli naturali. Se vogliamo realmente riciclare la materia, non possiamo pensare di bruciarla, dato che gran parte dei composti di combustione non rientrano tra quelli presenti nei cicli biogeochimici. Tra le migliaia di molecole e sostanze inquinanti prodotte e immesse in ambiente dagli inceneritori mi limiterò qui a delinearti i caratteri fondamentale delle tre categorie più pericolose: metalli pesanti, distruttori endocrini, particolato ultrafine, rimandandoti agli approfondimenti del caso per i meccanismi patogenetici del danno e per una valutazione eco – sistemica e bio – evolutiva dell’impatto ambientale e sanitario.
La IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, organismo internazionale che tra i vari compiti svolti, detta le linee guida sulla classificazione del rischio relativo ai tumori di agenti chimici e fisici. L'agenzia intergovernativa IARC è parte dell'Organizzazione mondiale della sanità) classifica come provati o sospetti cancerogeni le sostanze chimiche in base al livello di evidenza scientifica rilevata. Sulla base di tale valutazione molti dei metalli emessi dagli inceneritori (arsenico, berillio, cadmio, cromo esavalente, nickel) risultano provati cancerogeni per polmone, vescica, rene, colon e prostata. Fra i metalli pesanti il cadmio risulta correlato anche con l’insorgenza di cardiopatie ischemiche, mentre piombo e mercurio – neurotossici e in grado di interferire con lo sviluppo neuropsichico del feto e del bambino – sono stati messi, anche di recente, in relazione con la "pandemia silenziosa" di autismo – dislessia difficoltà di apprendimento e ADHD (sindrome da deficit di attenzione e iperattività) che concerne il 10% dei bambini e con la patogenesi della malattia di Alzheimer nell’adulto.
Fra le più pericolose emissioni da inceneritori sono i composti che originano dalla combustione di plastica e sostanze analoghe. Fra esse si annoverano gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), i ritardanti di fiamma bromurati, i policlorobifenili (PCB), le diossine, i policlorodibenzofurani, etc. Molte di queste sostanze sono persistenti, hanno una bassissima solubilità in acqua e una scarsa degradabilità per via chimica e biologica. Date queste caratteristiche esse tendono a spostarsi dall’ambient everso i tessuti grassi e negli organi bersaglio, in particolare il fegato, e a bioaccumularsi negli organismi viventi. Le alterazioni più note e studiate in vari organismi vanno dai problemi di sviluppo e crescita, alle disfunzioni metaboliche, ai disturbi della funzione sessuale e della sfera riproduttiva.
Infine, con il particolato ultrafine (PM – dall’inglese particulate matter) si fa riferimento all’insieme di particelle solide e liquide che si trovano sospese nell’aria che respiriamo; esse si dividono in PM10 e PM2,5. Le PM10 sono le particelle più grossolane (fino a 10 micron) che si depositano nelle vie aeree superiori, dove sono concentrati i principali sistemi di difesa (apparato muco ciliare, sistemi enzimatici detossificanti) e comportano effetti sopratturro di tipo infiammatorio; le PM2,5 sono particelle fini (fino a 2,5 micron) cui sono correlati i maggiori danni alla salute, per esposizione a lungo termine si calcola un incremento del 6% del rischio di morte, del 12 % per le malattie cardiovascolari e del 14% per cancro al polmone, Nelle donne in età post menopausale l’incremento di rischio si dimostra ancora più elevato: si ha un aumento della mortalità per infarto del 76% e per ictus dell’82%.
La letteratura medico – scientifica segnala su questa tematica oltre un centinaio di lavori scientifici. Fra questi, diverse decine sono costituiti da studi epidemiologici condotti per indagare lo stato di salute delle popolazioni residenti nei dintorni di tali impianti e/o dei lavoratori addetti. Possibile che non conosci questi studi?
Bisogna a questo punto sottolineare con forza che nel campo della gestione dei materiali post utilizzo la prevenzione primaria non è utopia, dal momento che esiste la concreta possibilità di recuperare nella quasi totalità la materia in entrata, evitando la produzione di rifiuti e quindi la necessità di smaltimento mediante soluzioni inquinanti e dannose per la salute collettiva come discariche e, soprattutto, incenerimento, che oltre a immettere direttamente in atmosfera enormi quantità di inquinanti, producono grandi quantità di ulteriori scorie, altrettanto e più tossiche, che a loro volta necessitano di discariche ancora più tossiche, in una sorta di circuito vizioso che rischia di danneggiare in modo irreversibile il nostro Pianeta.
E non mi si venga dato del catastrofista, altrimenti dovrò chiamare in mio soccorso Dario Fo, che nella narrazione teatrale L’Apocalisse rimandata, benvenuta catastrofe termina così: <<Quando sentiremo l’ultimo avviso del "Si chiude!", ci muoveremo senza saper che fare, intontiti al par d’allocchi […]: solo allora il terrore, come molla, ci butterà in piedi al grido di "Vogliamo campare!". Eh no: è troppo tardi, coglioni!>>
dott. ing. Giuseppe Deleonibus
Dottore in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, Researcher in Gestione dei Rifiuti Industriali