Il Dittico Rotiano in scena nel Chiostro del Conservatorio Nino Rota di Monopoli

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DITTICO DI ROTA: DOMANI LA GENERALE. A SEGUIRE LE TRE RECITE

"La notte di un nevrastenico" e "I due timidi" sono l'ennesima prova dell'importanza che "per il nostro istituto ha – ha dichiarato il Maestro Giampaolo Schiavo durante la conferenza stampa – nell'affiancare l'attività didattica ad una intensa attività concertistica. Questo per creare professionalità musicali a tutto tondo".Alla conferenza stampa di s tamane, oltre al direttore Schiavo, erano presenti il presidente del Cda dott. Nicola Incardona, i professori Giovanni Guarino, regista delle opere e Giovanni Pelliccia direttore dell'orchestra del Conservatorio.Oltre alla vice direttrice dell'istituto prof.ssa Raffaella Ronchi."Stiamo migliorando e rendendo più efficiente la nostra organizzazione interna e contemporaneamente dialogchiamo con il Ministero – ha dichiarato Nicola Incardona – perché il nostro lavoro abbia sempre spazi e affermazioni sempre più in linea con la qualità che da anni esprimiamo e che lo stesso ministero ci riconosche affidandoci l'organizzazione di manifestazioni nazionali e internazionali".Lunga, varia ed articolata la produzione che il Conservatorio ha presentato in conferenza stampa, dai nuovi linguaggi musicali del progetto Hocus Pocus che si esprimerà attraverso le opere dell'autore pugliese Domenico Guaccero il 23 e 24 luglio prossimi, passando per i "Fiori musicali", dedicato alla riscoperta del patrimonio degli organi antichi attraverso la valorizzzazione del repertorio organistico. Passando per Masterclass di musica da camera e pianoforte, seminari, promozione dei giovani talenti attraverso la partecipazione alle borse di studio (Orazio Fiume e P. M. Loria), all'Orchestra nazionale dei Conservatori italiani.

(continua)

IL DITTICO DI ROTA
La musica contemporanea non è una sola”. Ammoniva anni fa Fedele d’Amico. Quasi inascoltato, a dire il vero. Anni in cui la locuzione musica contemporanea in Italia si adoperava come sinonimo di Neue Musik, cioè musica nata da quel movimento di rifondazione globale del fare musicale a partire dalle esperienze di Schoenberg e più precisamente dalla lezione del suo allievo Anton Webern. Quindi alcuni autori (quelli passati al setaccio del cosiddetto post-webernismo) avevano l’appellativo “contemporaneo” stampato sul passaporto e altri invece no. Nino Rota (Milano 1911 – Roma 1979), allievo di Casella e totalmente estraneo ai turbamenti delle neo-avanguardie vive, lavora e si afferma in siffatto contesto. La fama del compositore è legata, come tutti sanno, alla sua collaborazione con Federico Fellini per il quale ha scritto le colonne sonore di quasi tutti i film. Diversamente da Ennio Morricone, Rota non vive come una contraddizione lacerante il rapporto tra musica da film e musica “pura”, per così dire. Le idee musicali di Rota, infatti, scorrono a volte senza soluzione di continuità dal pentagramma destinato alla pellicola a quello pensato per un’opera o concerto o una sinfonia. L’approccio musicale, l’estetica, diciamo, è la medesima. Rota non sembra patire affatto dei problemi provocati dal cercato compromesso tra ricerca musicale moderna e gusto dominante, a volte corrivo, del pubblico. Rota, insomma, è sempre se stesso. 

La notte di un nevrastenico è un'opera lirica di Nino Rota su libretto di Riccardo Bacchelli. Composta nel 1950, l'opera venne rappresentata solo dieci anni dopo, l'8 febbraio 1960, alla Piccola Scala di Milano solo dopo aver vinto, nel 1959 il Premio Italia in una serate che comprendeva la prima milanese delle Sette canzoni di Malipiero e Mavradi Stravinskij. Si tratta di un dramma buffo in atto unico ed è una delle opere più rappresentate di Rota insieme al Cappello di Paglia: il canovaccio del racconto è dedicato a un concreto tema di attualità quale l’inquinamento acustico urbano, nella quale si conferma la facilità inventiva e la leggerezza di tocco che caratt erizzano la produzione anche non filmica di Rota. Nelle critiche, egli dovette tuttavia subire un parallelo con la più articolata e celebre tra le sue opere,Il cappello di paglia di Firenze: «Questa farsa ci ha francamente delusi», scrisse Castiglioni, «poiché se abbiamo ritrovato la scorrevolezza di scrittura e la simpatica noncuranza (…) non abbiamo ritrovato però lo stesso mordente descrittivo. (…) è un po’ fiacca e scontata». In una scrittura nettamente tradizionale e di gradevole levità, che predilige moduli tra la commedia musicale e la farsa giocosa, il nevrastenico tuona le sue invettive su una linea vocale dagli ampi intervalli dissonanti. Con efficace senso teatrale, la scena col commendatore è caratterizzata da scalette discendenti (di una vocalità quasi ‘seria’, come pure nei rimproveri ai camerieri), mentre quella della coppia – un duetto d’amore in piena regola, a tempo di valzer lento e con estatici acuti femminili – si distingue per i suoi languidi cromatismi. In perfetto spirito da opera buffa rossiniana è invece il quintetto dei protagonisti nel momento della massima concitazione, caratterizzato da veloci sillabati e da un’animata trama contrappuntistica. 
In un albergo un nevrastenico con problemi di insonnia ha prenotato, oltre alla sua camera, anche le due adiacenti. Poiché siamo nell'affollato periodo della Fiera campionaria, il portiere, per avidità, concede le due camere confinanti a un commendatore e a una coppia di amanti, raccomandando loro il silenzio. Ma il nevrastenico non sopporta il minimo rumore e irrompe nella stanza del commendatore, chiamando il personale. Calmatosi, sta per addormentarsi, quando avverte le effusioni amorose degli amanti nell'altra stanza: si precipita ancora a protestare, poi convoca di nuovo il pers onale, quasi dando fuori di matto. Finalmente, cacciati gli intrusi, si avvia a letto ma il cameriere bussa per la colazione: è mattina.

Commedia Lirica in atto unico, rappresentata per la prima volta in veste scenica a Londra nel 1952, I due timidi è un'opera di cui il modello è chiaramente il pucciniano Gianni Schicchi (1918). Già il toscano aveva capito che la consunta attrezzeria musicale del melodramma doveva, per sopravvivere, abbandonare la tragedia (anzi: il dramma piccolo borghese delle sue sventurate eroine) per accostarsi alla commedia o alla favola (Turandot). In parte è come se la tonalità, la sua retorica, il suo lessico, abbia dovuto, con l’andare del tempo, rifugiarsi in categorie sempre più umili: dal Mito al grande affresco epico, dal romanzo patriottico alla commedia borghese fino allo schizzo domestico (come in Schicchi e come nei Timidi) per approdare alla canzonetta popolare e alla pubblicità. Generi e mondi che hanno convissuto in tutte le epoche ma che emergono nel tempo alternativamente con maggiore evidenza come campi di azione e di interesse del pubblico.Le cose cambiano: anche l’amore, e il percorso che porta da Tristano e Isotta a I due timidi lo dimostra con un’evidenza fino troppo esemplare. Con questo lavoro siamo proprio al fatterello di quartiere tratteggiato con quella malvagia grazia che tanto ricorda i fulminanti bozzetti di Novello. Quadri di un’Italietta provinciale dove in nome della rispettabilità borghese si sacrifica felicità e intelligenza.Si tratta di una commedia lirica in un atto, nata dall’incontro di due grandi sensibilità artistiche del ‘900, Nino Rota (autore delle musiche) e Suso Cecchi D’Amico (librettista), la cui prima rappresentazione avvenne nel 1953 a Londra. I due timidi” rimane nel repertorio più raffinato della commedi a lirica novecentesca quale esempio di straordinaria vivacità musicale unita a una grande ricercatezza sul piano letterario. La storia racconta di Mariuccia e Raimondo, due giovani che si sorprendono sui rispettivi balconi, ma, osservandosi timidamente dalla distanza, non riescono a comunicare segni di corteggiamento pur sobbalzando per i moti dell’animo. Poi, sul più bello, la serranda della finestra di Raimondo cede, cadendo in testa all’impacciato giovane corteggiatore che stramazza al suolo per il forte colpo. Nella grottesca incomunicabilità dei due timidi, protagonisti innamorati, si alternano equivoci ad effetto.

IL DITTICO ROTIANO
Andrà in scena nel Chiostro del Conservatorio Nino Rota di Monopoli 
Nelle seguenti date: 14-15-16 luglio 2010 ore 21,15
Maestro preparatore cantanti Raffaella Migailo
Regia scene e costumi Giovanni Guarino 
Orchestra del Conservatorio Nino Rota diretta da Giovanni Pelliccia

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