In morte della Fortitudo Monopoli

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Solo cinque anni fa, dalla lucida follia di un gruppo di inguaribili appassionati di pallacanestro, nasceva un interessante progetto sportivo, che si poneva un obiettivo assai ambizioso: riportare Monopoli ai livelli altissimi degli anni Ottanta, quando la gloriosa A.P. disputo’ i play – off per la promozione alla serie A/2.

Dopo le prime 2 stagioni, disputate in C Regionale con la denominazione “Adria”, 3 estati fa, sulle ali dell’entusiasmo generato da un campionato esaltante, quella follia conobbe un clamoroso raddoppio: venne acquisito il diritto sportivo a disputare il campionato di serie C Nazionale e la società dovette mutare il suo nome in “Fortitudo Monopoli”. Clamorose le difficoltà affrontate nel primo anno: una squadra giovane ma di buona qualità era costretta a disputare le sue gare “interne” a Cisternino fino a metà dicembre quando, allestita a tempo di record ed alla meno peggio una Palestra Scolastica cittadina (Melvin Jones), si tornava a giocare in casa in condizioni del tutto precarie (parquet inadatto, struttura inadeguata e non utilizzabile per gli allenamenti). Tra mille problemi la squadra conseguiva una preziosa permanenza e si presentava carica di speranze al secondo appuntamento con i campionati nazionali, trovando un’altra sistemazione “provvisoria” presso la Palestra dell’IPSIAM, che sarebbe dovuta essere completata nelle settimane successive, ma che di fatto è poi rimasta così com’era, senza peraltro che neppure l’iter amministrativo relativo alla concessione ed all’agibilità del medesimo impianto sportivo fosse purtroppo in seguito completato. Il cammino sportivo del gruppo guidato da Antonio Lezzi risultava semplicemente esaltante.

 

(continua)

Tuttavia, mentre la squadra stazionava nelle primissime posizioni della graduatoria, già alla fine di novembre del 2008 i dirigenti restati coraggiosamente al comando di una nave ormai in piena tempesta lanciavano un disperato S.O.S.: la sopraggiunta crisi economica aveva di colpo allontanato tutti coloro che avevano promesso loro sostegno, a vario titolo. Si chiedeva un intervento da parte di chi poteva far qualcosa per scongiurare l’immediato ritiro dal torneo e si tentava il coinvolgimento di nuovi soggetti nella gestione della società: il tentativo non sortiva purtroppo alcun effetto pratico. Di tal che, a fine gennaio 2009, Pierfelice Annese ed il suo manipolo di amici riprendevano con dignità la croce e riuscivano a portare in qualche modo a termine la stagione. Incidentalmente, la squadra continuava a commuovere tutti: giocando senza percepire rimborsi da mesi, i ragazzi e tutto lo staff tecnico davano il meglio di se stessi giungendo in semifinale dopo aver espugnato per ben 2 volte consecutive Campobasso e finivano la corsa solo davanti alla corazzata Bisceglie, che probabilmente sarebbe risultata ostacolo superabile se, molto semplicemente, non fosse finita la benzina emotiva, integralmente utilizzata per lottare lunghi mesi contro tutto e tutti. La scorsa estate il destino della Fortitudo pareva quindi già irrimediabilmente segnato: tuttavia il Presidente Annese ed il suo gruppo sempre più esiguo di amici soci decidevano caparbiamente di proseguire la loro personalissima Via Crucis, poiché conservavano ancora la speranza di poter risanare la situazione economica della società. Di fatto, firmavano la condanna ad una stagione amara oltre ogni misura per se stessi e per tutti coloro che l’hanno vissuta, quale che sia stato il ruolo ricoperto. Nei mesi, trascorsi nella colpevole indifferenza e nell’assordante silenzio di chi avrebbe potuto e dovuto a vario titolo tendere una mano d’aiuto, anche la sorte decideva di voltare le spalle a questo Progetto. La squadra veniva falcidiata da ogni tipo di problema e retrocedeva al termine dei play – out: il Calvario della Fortitudo terminava poche settimane dopo con una mesta conferenza stampa, durante la quale, con parole ed atteggiamento di rara dignità, i dirigenti annunciavano la propria definitiva resa.

Tutto questo ormai è storia, la storia recente del basket monopolitano. Era necessario ricordare, perché viviamo in tempi che rifiutano l’esercizio della memoria (considerato fastidioso) ed in una Città che tende a rimuovere troppo presto tutto ciò che non profumi di successo, magari da ottenersi senza mai farsi pericolosamente coinvolgere.

Cosa resterà di questi cinque anni?

Resteranno molti debiti a gravare esclusivamente sulle spalle di chi ha accettato di bere fino in fondo l’amaro calice dell’abbandono. Queste persone pagheranno a caro prezzo la follia di cui all’inizio di queste righe. Per anni dovranno mettere a disposizione i frutti del loro lavoro per ripianare la situazione creata dall’assenza di sponsorizzazioni e contributi: quelli stessi richiesti a tutto il mondo economico e politico, locale e non, quelli stessi da tanti promessi, quelli stessi che non sono mai arrivati.

A questi cari amici rivolgo le mie più profonde e sentite scuse per aver contribuito a scongiurare, nei mesi di dicembre 2008 e gennaio 2009, la rinuncia alla prosecuzione del campionato. Alla luce degli accadimenti successivi, devo riconoscere che sarebbe stata una soluzione traumatizzante e sportivamente inaccettabile ma che, tuttavia, avrebbe almeno parzialmente limitato i danni economici scaturiti dalla decisione di provare a proseguire l’attività. Certo, in tanti saremmo stati in seguito privati della possibilità di vivere emozioni indimenticabili; ma si sarebbero in qualche modo ridotti i problemi che adesso gravano ingiustamente sulle spalle di pochi. Pur avendo cercato, per quanto nelle mie possibilità, di alleggerire la Vostra assurda soma, oggi ammetto senza riserve la mia colpa: ho avuto fiducia nel futuro, ho voluto credere in questa Città e nei suoi uomini, ho investito energie in una classica missione impossibile; ho sbagliato ed ho probabilmente contribuito ad indurVi in errore.

Di questi anni resterà anche la delusione dei numerosissimi appassionati che si sono sentiti coinvolti dal sogno della rinascita del basket monopolitano, di tutti coloro che in tante occasioni hanno assiepato le gradinate di una Palestra Scolastica oltre i limiti di ogni capienza, logica e decoro; resterà la disillusione di tutti i giovanissimi che ci hanno creduto ed hanno sostenuto questa squadra con tutta l’energia dei loro anni, sentendosi orgogliosi di essa e dell’essere monopolitani.

Questo colpo è violento e lascerà a lungo il segno in tutto l’ambiente cestistico locale, che rischia adesso di sprofondare nella più cupa depressione. Ma il basket, metafora della vita, è Sport troppo bello per finire schiacciato dalla mediocrità che ci circonda.

La meravigliosa avventura della Fortitudo non potrà mai essere liquidata come un fallimento, perché tutto quello che di buono è stato costruito in questi anni resterà vivo per sempre nel cuore e nelle menti di coloro che lo hanno vissuto. Da qui, un po’ alla volta, si dovrà provare a ripartire, magari ricordandosi in futuro di prestare maggiore attenzione al cammino, che, come insegna Coelho, è più importante della meta perché ci insegna la maniera migliore di arrivare e ci arricchisce mentre lo percorriamo. Mai più si dovrà assistere alla trasformazione dell’amore per il basket in una sorta di vocazione al martirio; mai più il prezzo della propria passione sportiva dovrà risultare così elevato.

Da cittadino e sportivo, il mio grazie a chi ha portato e dovrà portare ancora a lungo la croce.

Un giorno Monopoli Vi renderà merito. E, forse, Vi porgerà le sue tardive scuse.

 

Angelo Barnaba

Stella di Bronzo C.O.N.I al Merito Sportivo

Consigliere Nazionale F.I.P.

Responsabile Settore Squadre Nazionali Maschili