Ci scrive Gino Cascione

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Egregio Direttore,

faccio parte di “Cittadinanza Attiva”, in qualità di responsabile del Tribunale dei Diritti del Malato a Monopoli. Chiedo la vostra cortese ospitalità per denunciare, non un caso di mala sanità, ma un disservizio in materia di servizio di autoambulanze attraverso il 118, nonché anche del servizio offerto in forma privata dal reparto S. Rita. ( continua )

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Prima di parlare del disservizio sopracitato, é importante sottolineare quanta poca attenzione hanno i medici di base, detti di famiglia, per i loro assistiti, soprattutto quando viene richiesta una visita a domicilio per giunta obbligatoria poiché fa parte del loro massimale mensile. Questi si limitano, almeno nella maggior parte, a scrivere ricette per farmaci o per una eventuale visita specialistica quasi sempre, tra l’altro, per telefono. E a proposito di ciò, denuncio che un paziente con una pessima deambulazione, affetto da discopatie multiple e con neuropatia ischemica, ha richiesto un parere medico in quanto non riusciva ad urinare. La risposta fornitagli é stata di mettere il catetere o se non fosse stato sufficiente di ricoverarsi. Il catetere infatti, non si é rivelato sufficiente. Così sua moglie ha telefonato al 118 per chiederne il ricovero, ottenendo però una risposta negativa motivata dal fatto che il caso non fosse di loro competenza. Per questo motivo, il sottoscritto che vi scrive, é stato costretto a telefonare nuovamente al 118 e a parlare con una signora che non ha voluto presentarsi al telefono. Ho spiegato la situazione della persona sofferente e dopo tanta insistenza, l’autoambulanza é giunta a casa del malato compresa di un medico e dell’infermiere. Una volta a casa, il medico, visto il paziente, ha ravvisato che la situazione fosse tranquillamente gestibile da lì attraverso flebo e catetere. Però, essendo il sottoscritto un dealizzato, nonché responsabile del Tribunale dei Diritti del Malato e avendo a disposizione il cellulare del reparto S. Rita, il servizio di autoambulanza privata, ho telefonato per spiegare nel dettaglio la situazione. Uno dei suoi responsabili, rispondendomi, mi ha assicurato che sarebbe andato a prendere il paziente per condurlo in ospedale. Nel frattempo ci siamo muniti, recandoci dal medico di famiglia, della richiesta di ricovero d’urgenza. Dopo un’attesa prolungata, visto che l’autoambulanza non arrivava, ho telefonato nuovamente al cellulare del servizio privato del S. Rita e rispondendomi un altro giovane, mi ha suggerito di chiamare il numero verde per poter ottenere l’assistenza immediata. Solo così, infatti, l’autoambulanza é arrivata e il malato é stato condotto al Pronto Soccorso di Monopoli. Lì, dopo essersi sottoposto ad un’accurata visita compresa di consulenze ed altro, la diagnosi precisa é stata:”Pancreatite acuta” con urgenza di ricovero. Il colmo é stato che il paziente ha rischiato di rimanere bloccato al Pronto Soccorso poiché nel Reparto di Chirurgia dell’ospedale non c’era posto. La fortuna ha voluto che nel frattempo si fosse liberato un posto nel Reparto di Medicina dove poi il paziente é stato ricoverato. Tracciando allora un bilancio conclusivo della vicenda, voglio precisare di essere consapevole delle prassi che il Pronto Soccorso e l’ospedale tutto devono seguire. Ma mi chiedo e chiedo ai responsabili sanitari dell’ospedale di Monopoli: se non ci fosse stata tutta la mia insistenza e la conoscenza della situazione del San Giacomo da questo punto di vista, di cui tra l’altro più volte mi sono interessato, che fine avrebbe fatto questo paziente?

Sperando di trovare cortese attenzione nonostante i disdigui,                                      
Gino Cascione
Responsabile Tribunale Diritti Malati